giovedì 19 luglio 2012

I mulini rupestri di Pretoro



Sulla nostra tanto amata Majella, l'uomo viveva in simbiosi con la natura e ne ricavava vantaggio senza modificare l'ambiente che lo circondava. Lungo il percorso del fiume Foro, tanti erano i mulini ad acqua, ma certamente molto particolari erano e sono quelli presenti a Pretoro, completamente ricavati nella roccia. Attraverso una discesa ripida nella vallata sottostante il paese si trova infatti la Valle del Foro e, quasi nascoste, si rivelano a noi importanti testimonianze della presenza millenaria dell'uomo: due mulini rupestri, unici nel loro genere in Abruzzo e tra pochi in Italia, un vero e proprio esempio di archeologia industriale tipica del luogo e strettamente legata all'acqua. La loro costruzione è dovuta proprio all'incessante e tumultuoso infrangersi delle acque che, non permettendo di creare mulini a ruota o a pala, necessitava di una costruzione più forte, capace di resistere alle rovinose alluvioni che periodicamente si verificavano e che spesso scalzavano dalle fondamenta le strutture murarie. Questi opifici servivano a produrre farine di grano tenero, per la panificazione, di grano duro per la produzione di pasta, di cereali e di legumi per l'alimentazione degli animali; possedere un mulino era quindi, di fatto, economicamente e strategicamente molto rilevante.




I primi documenti che citano i mulini risalgono al 1059 quando furono donati ai monaci benedettini di San Salvatore a Majella, monastero sotto la protezione dell'Abbazia di San Liberatore a Serramonacesca. Le connessioni con la cultura monastica sono molte, lungo tutto il tracciato della valle: dalla riorganizzazione degli insediamenti produttivi, al ripristino dei sistemi colturali, alla valorizzazione degli scambi commerciali e culturali connessi ai tratturi, alla gestione dei pascoli fino, appunto, al controllo delle acque.









L'importanza del diritto delle acque si mostra anche da una vertenza del 1758 che vede contrapporsi il comune di Pretoro e il connestabile Colonna, vecchio feudatario del paese: quest'ultimo, che rivendicava a sé il diritto feudale esclusivo del fiume Foro, perse la causa e un mulino comunale venne costruito proprio a monte di quello feudale, sfruttando di fatto al meglio la potenza delle acque. E' attestata nel 1887 la creazione di un altro mulino (Mulino Taddei) con annessa tintoria. 
Nel tempo resistette solo il mulino comunale che lavorò ininterrottamente e ufficialmente fino al 1935-36 con l'ultimo mugnaio pretorese di nome Pietro Colasante. 
Alla luce di queste brevi indicazioni, vi invito a conoscere il resto nella prossima passeggiata ...



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